L’ultimo colpo alla decenza, in un Paese dove migliaia di scuole non hanno capacità antisismica e i vecchi soffitti crollano sugli studenti, è in via della Vasca Navale. Siamo sempre a Roma, zona dimessa fra il centro e l’Eur. Alla fine della strada, tra il deposito dei mezzi della nettezza urbana e il canile municipale, l’Ufficio del commissario delegato per i mondiali di nuoto ha appaltato la costruzione del polo natatorio di Valco San Paolo. Due piscine coperte e una scoperta. Una tribuna. Una palestra. Spogliatoi per un esercito. Basta chiedere in giro. Gli abitanti del quartiere non sanno nemmeno dove siano. Gli autobus di qui non passano. Giorno e notte è un assordante abbaiare di cani chiusi in gabbia. Anemone e Malagò non avrebbero mai aperto una piscina in un posto del genere. E infatti i loro centri sportivi privati, il Salaria e l’Aquaniene, sono lontani chilometri. E pieni di iscritti.
Mi sembrano buoni ottimissimi motivi per non fare altre cazzate e cercare di sistemare, invece, gli scempi che già abbiamo…
Il cantiere del polo natatorio Valco San Paolo