Diffamare al tempo di Internet

Devo dire che il povero Google ha qualche grana, da questo punto di vista, e non solo per la vicenda italiana che l’ha vista contrapposta a Vividown:

  • in Francia è finita sotto accusa un paio di volte a causa del servizio Google Suggest, con cui suggerisce (automaticamente) delle ricerche man mano che l’utente scrive il termine da ricercare; in Inghilterra, invece, è toccato alle anteprime dei risultati di ricerca finire sotto accusa, ma questa volta è andata bene;
  • in USA una donna ha fatto causa ad alcuni motori di ricerca, poiché il suo nome era stato associato a siti porno ed altre amenità, ma in questo caso ha avuto torto;
  • in Brasile è stata denunciata da un prete, che in rete (per la precisione in Orkut, comunità virtuale di Google) è stato accusato di pedofilia;
  • in Svezia un uomo ha denunciato Google sempre a causa delle anteprime; in questo caso l’uomo era stato diffamato su un blog anonimo e lì accusato di pedofilia, ma secondo l’uomo le anteprime di Google erano sufficienti a dire che “Google pubblicava notizie su di lui“.

Su questa pagina di PI, riferita alla vicenda francese, c’è una interessantissima discussione relativa al “diritto all’oblio” e alla “reputazione su Internet”. Devo dire che leggerla è stato molto interessante, anche se le mie idee non sono molto cambiate: non trovo molto senso al diritto all’oblio.

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