Ricetta contro la crisi: Linux e altro software libero

Allora, la situazione penso che la conosciamo tutti: anche se qualcuno non ce lo voleva dire subito, c’è la crisi.
E in questi casi, uno dovrebbe tirare la cinghia e risparmiare, soprattutto sulle spese superflue ed inutili, o che comunque si possono togliere senza impattare sul risultato finale. Non voglio ovviamente (come si può facilmente capire dal titolo del presente post) fare discorsoni su auto blu, stipendi/pensioni dei politici, mignotte in parlamento o in tv pagate con soldi nostri o altro, ma di cosette più terra-terra, che potrebbero avere un peso importante in un settore a cui molti di quelli che mi leggono hanno (ancora) interesse: la scuola.

Elenchiamo un po’ di casi di cui abbiamo notizia:

  • l’Università di Siena sta passando molti dei suoi computer a Linux, iniziando anche il progetto GNUnisi;
  • l’Università di Verona anche sta passando a Linux, volendo poi completare l’opera iniziando ad utilizzare per tutti i suoi documenti formati aperti;
  • l’Università di Torino si è impegnata, nei prossimi bandi di acquisto di PC, a chiedere computer senza sistema operativo preinstallato.

Senza contare ovviamente Matematica a RomaTre, dove i pc del laboratorio sono in dual boot Fedora/Windows Xp, e gli account più diffusi (almeno finché non c’ero io) erano proprio quelli di Fedora. È anche vero che da noi la manutenzione del sistema Linux non era proprio il massimo, ma cmq funzionava abbastanza bene. 🙂

Ora, è vero che per alcune particolarissime esigenze Windows è ancora necessario (ad esempio CAD, foto ritocco o programmi da geologo), ma in tutti gli altri ambiti, siamo proprio sicuri che sia veramente necessario?
Teniamo conto che anche al governo inglese ci stanno pensando, e ci sono anche alcune realtà qui in Italia, come per esempio la provincia autonoma di Bolzano o la polizia locale di Brescia, forse forse non dovremmo iniziare a porci la questione in modo più nazionale?? 🙂

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