Parlare di ciò che non si sa

Succede sicuramente spesso, che chi non sa, parli. E la cosa grave è che succede anche in politica. Ed in particolare c’è un campo dove pare che la stragrande maggior parte dei politici faccia a gara a chi la dice più grossa: Internet e le nuove tecnologie.

L’ultima uscita spettacolare l’abbiamo dal senatore Amedeo Ciccanti, dell’UDC, il quale commenta la parte del ddl intercettazioni della legge bavaglio che riguarda i blog:

“Non capisco perchè nel nuovo testo della legge sulle intercettazioni i blogger debbano avere una zona franca penale e non debbano, invece, soggiacere come tutti gli altri operatori dell’informazione alle stesse regole di salvaguardia della tutela della privacy”

(fonte)

Ora, io non dico che un tizio che si fa gestire un blog da altri e dunque non capisce nulla di cosa sta parlando e dei problemi con la norma comporterebbe per le persone “normali”, debba stare zitto, ma che almeno si faccia gestire il sito da persone competenti!!! 😀

Qualcosa sta cambiando?

Una recente decisione del Copyright Office and Librarian of Congress, che ha accettato delle richieste di EFF, ha gettato luce su alcune zone buie del DMCA, la legge statunitense che tutela il diritto d’autore più della verginità anale dei bambini.

L’effetto di cui si parla di più, anche a causa delle conseguenze che avrà sul marchio “richiama-truzzi”, è il fatto che la pratica di jailbreak di iPhone, iPhod Touch e iPad, ovvero la liberazione del dispositivo legalmente acquistato dal giardino dorato e recintato di Apple, non è più reato!! 🙂

fuga dalla prigione
jailbreaking, è sempre un piacere… 😛

Questa decisione apre la strada ad importanti novità, come ad esempio il fatto che l’epurazione dalla rete di siti che parlano di jailbreak difficilmente potrà continuare ad essere perpetrata invocando semplicemente il DCMA. Altre cose, però rimarranno necessariamente identiche, come ad esempio il fatto che l’operazione di jailbreak invalidi la garanzia, anche se qualcuno si chiede come è possibile che una pratica legale possa invalidarla, e soprattutto in che misura (cioè, se mi si bruciano dei pixel sullo schermo o non mi funziona più il tasto del volume, che c’azzecca il software?!).

Ovviamente la prima reazione negativa alla notizia di queste liberazioni è stata proprio quella di Apple, che ha spiegato come, nonostante la non più illegalità, la pratica del jailbreak comporti ancora la perdita di garanzia, e ha ricordato che chi si macchierà di questo crimine immondo rischia di favorire la violazione dei copyright, aprire la strada a potenziali danni per il dispositivo, ed Apple inoltre non esclude effetti negativi sul funzionamento del dispositivo e arriva fino a ipotizzare anche possibili danni fisici. Si sono ovviamente dimenticati di citare la possibilità eventi nefasti, invasioni di cavallette e/o calamità naturali. 😉

Altra richiesta della EFF accettata è stata quella riguardante l’estrazione da un supporto protetto di spezzoni di filmato, da usare per generare un’altra opera usata non per scopi commerciali: ora anche questo è legale!! 😀

Si è comunque persa una grande possibilità, quando poi il Copyright Office and Librarian of Congress ha decretato che la visione dei DVD video regolarmente acquistati è legittima su Windows e su MacOS, non specificando nulla per quanto riguarda Linux, dove comunque software per eliminare la protezione dai DVD video (CSS) regolarmente acquistati esistono, ma potrebbero essere ancora illegali. 🙁

Ricetta contro la crisi: Linux e altro software libero

Allora, la situazione penso che la conosciamo tutti: anche se qualcuno non ce lo voleva dire subito, c’è la crisi.
E in questi casi, uno dovrebbe tirare la cinghia e risparmiare, soprattutto sulle spese superflue ed inutili, o che comunque si possono togliere senza impattare sul risultato finale. Non voglio ovviamente (come si può facilmente capire dal titolo del presente post) fare discorsoni su auto blu, stipendi/pensioni dei politici, mignotte in parlamento o in tv pagate con soldi nostri o altro, ma di cosette più terra-terra, che potrebbero avere un peso importante in un settore a cui molti di quelli che mi leggono hanno (ancora) interesse: la scuola.

Elenchiamo un po’ di casi di cui abbiamo notizia:

  • l’Università di Siena sta passando molti dei suoi computer a Linux, iniziando anche il progetto GNUnisi;
  • l’Università di Verona anche sta passando a Linux, volendo poi completare l’opera iniziando ad utilizzare per tutti i suoi documenti formati aperti;
  • l’Università di Torino si è impegnata, nei prossimi bandi di acquisto di PC, a chiedere computer senza sistema operativo preinstallato.

Senza contare ovviamente Matematica a RomaTre, dove i pc del laboratorio sono in dual boot Fedora/Windows Xp, e gli account più diffusi (almeno finché non c’ero io) erano proprio quelli di Fedora. È anche vero che da noi la manutenzione del sistema Linux non era proprio il massimo, ma cmq funzionava abbastanza bene. 🙂

Ora, è vero che per alcune particolarissime esigenze Windows è ancora necessario (ad esempio CAD, foto ritocco o programmi da geologo), ma in tutti gli altri ambiti, siamo proprio sicuri che sia veramente necessario?
Teniamo conto che anche al governo inglese ci stanno pensando, e ci sono anche alcune realtà qui in Italia, come per esempio la provincia autonoma di Bolzano o la polizia locale di Brescia, forse forse non dovremmo iniziare a porci la questione in modo più nazionale?? 🙂

Di Pietro e i rimborsi elettorali: posizione archiviata

Come volevasi dimostrare, la posizione di Di Pietro sulla vicenda dei presunti rimborsi elettorali “trafugati” è stata archiviata, e il tutto è finito in una bolla si sapone.

Per i dettagli inutile che leggiate il Giornale e/o Libero, molto meglio le più competenti parole dell’interessato.

ps: chissà come mai non ha gridato ai giudici rossi azzurri* politicizzati… 😉

(via Andrea)

*che visto le ultime vicende sulla P3 sono gli unici di cui abbiamo notizie

Windows: rattoppiamo una falla e quasi spariscono le icone

un picci-vairus

È giunta agli onori della cronaca l’ultima falla di Windows, in un qualche modo figlia diretta del carissimo autoplay,anche se il funzionamento è abbastanza originale: praticamente sfruttando un collegamento, è in grado di far eseguire del codice malevolo. Questo perché Explorer tenta di “interpretare” il link, cercando di dargli un’icona (che è quella del programma a cui punta).

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